24 febbraio 2024
10:45

Ravenna Festival 2024: “E fu sera e fu mattina”

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Scopri gli spettacoli al Teatro Alighieri

E fu sera e fu mattina: scegliendo per titolo le parole che nella Genesi marcano il succedersi dei giorni della Creazione, la XXXV edizione di Ravenna Festival riflette sugli effetti del cambiamento climatico sul nostro pianeta, adottando nuove pratiche ecosostenibili per lo spettacolo dal vivo, ma anche sul valore della creatività come risorsa per comunità inclusive e multiculturali. Riccardo Muti apre il Festival l’11 maggio con i Wiener Philharmoniker, mentre – a un anno dall’alluvione in Romagna – la rassegna Romagna in fiore porta concerti gratuiti e green nei territori colpiti. Tra gli ospiti del programma estivo ci sono Simon Rattle, Kirill Petrenko, Accademia Bizantina, Eleonora Abbagnato, Sergio Bernal, il Ballet de l’Opéra de Lyon, il Philip Glass Ensemble, Giovanni Sollima, Mario Brunello, Paolo Fresu e Omar Sosa, Colapesce Dimartino, Ian Bostridge, Hildur Gudnadóttir, Laura MoranteAnche quest’anno Ravenna Festival vanta oltre cento alzate di sipario, con il coinvolgimento di più di un migliaio di artisti, grazie al sostegno del Ministero della Cultura, della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ravenna, del partner principale Eni e degli sponsor al fianco della manifestazione.

Sono quattordici gli appuntamenti previsti al Teatro Alighieri.

Mentre il recital di Filippo Gorini (16 maggio) si divide fra Schubert e il compositore ungherese György Kurtág, David Fray, in quest’occasione accanto al violinista Renaud Capuçon (18 maggio) sceglie Beethoven e Schubert. In collaborazione il Festival delle Culture, She, Elle, Lei (25 maggio) vede la partecipazione di Almar’a, l’orchestra delle donne del Mediterraneo, Ginevra Di Marco e la BabelNova Orchestra. Con Le Carnaval Baroque il pubblico potrà fare esperienza di un carnevale del XVII secolo – con la sua unione di musica, circo e teatro – nella ricostruzione de Le Poème Harmonique (4 giugno) diretto da Vincent Dumestre.

Nella lingua degli indigeni amerindi Hopi, Koyaanisqatsi (21 giugno) significa “vita priva di equilibrio”: è questo il titolo del primo dei tre film che compongono la trilogia nata dalla collaborazione fra il regista Godfrey Reggio e il compositore Philip Glass, completata da Powaqqatsi (22 giugno), ovvero “vita in trasformazione” o meglio ancora “vita parassitaria”, e Naqoyqatsi (23 giugno), cioè “vita come guerra”). Un maestoso affresco visivo-musicale sull’avvento e il compimento del cosiddetto Antropocene, l’era dell’uomo che lascia la propria indelebile e distruttiva impronta sulla Terra. I film saranno proiettati con la colonna sonora originale di Glass eseguita dal Philip Glass Ensemble, che compie cinquant’anni, e l’Orchestra Regionale Toscana diretti da Michael Riesman, con la collaborazione del Coro della Cattedrale di Siena “Guido Chigi Saracini”, del Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio e della violoncellista Erica Piccotti. Powaqqatsi è proposto in prima mondiale in una versione orchestrale commissionata dal Festival insieme al Barbican di Londra, al Festival di Edimburgo e alla National Concert Hall di Dublino.

In prima, redrum del gruppo nanou (17-26 maggio) è un tributo a The Shining di Stephen King e al film di Stanley Kubrick attraverso l’evocazione di un luogo inesistente ma familiare, capace di aprire la porta su un immaginario conturbante mentre dissolve gli ordinari confini tra palco e platea. Il Progetto RIC.CI curato da Marinella Guatterini punta invece a rimettere in moto la memoria della danza contemporanea italiana dall’inizio degli anni Ottanta sino alla fine dei Novanta; l’ultima fatica è rappresentata da Fragili film / Solo agli specchi (21 maggio) di Marianna Troise, un omaggio alla sua insaziabile passione per una danza forte e al tempo stesso leggera, le acrobazie, le arti visive, la poesia, gli incontri… Il Ballet de l’Opéra de Lyon (7 giugno) propone un doppio omaggio a Merce Cunningham, padre della danza contemporanea: Cunningham Forever è un dittico composto da Beach Birds, su musica di John Cage e ispirato alle movenze dei gabbiani, e Biped, un dialogo tra danzatori e ologrammi riproposto a Ravenna con le musiche originali eseguite dal vivo dal loro autore Gavin Bryars, tra i maggiori compositori inglesi, con il suo ensemble.

Terza tappa invece per il progetto quadriennale di “rimessa in vita” delle commedie di Aristofane da parte di Marco Martinelli su commissione del Parco Archeologico di Pompei, dove lo spettacolo debutta prima di raggiungere Ravenna. Dopo Uccelli (2022) e Acarnesi Stop the War! (2023), è la volta di Pluto (29 maggio), dove un cittadino ateniese si convince che per ovviare alla diseguale distribuzione della ricchezza sia necessario restituire la vista al dio Pluto. Protagonisti in scena gli adolescenti di Pompei, Torre del Greco, Castellammare di Stabia e Torre Annunziata; le musiche sono di Ambrogio Sparagna. Fanny & Alexander continua nella ricerca sull’eterodirezione, elemento chiave della loro poetica: in Nina (11 giugno), il pluripremiato soprano americano Claron McFadden abita la voce di Nina Simone, attraversando i momenti più salienti della sua parabola e svelandone le fragilità, in un ritratto mimetico composto a partire da documenti audio di interviste radiofoniche e televisive e discorsi pubblici. Alla regia Luigi De Angelis, mentre la drammaturgia è di Chiara Lagani e la stessa McFadden e Damiano Meacci firmano la creazione musicale. Il tema del riscaldamento globale è al centro del nuovo lavoro di teatro musicale multimediale dedicato alla vita degli Inuit: Lo sciamano di ghiaccio (16 giugno) vede in scena il duo PIQSIQ, parte di quel popolo – oggi non più di 120 mila individui – diviso fra Alaska, Groenlandia e Canada e la cui esistenza è minacciata dai cambiamenti climatici e dalle aggressive politiche estrattive di Stati Uniti e Canada. Un’etnia, insomma, su cui si concentrano le contraddizioni e i conflitti dell’intero pianeta. Quest’anno in memoria di quanti hanno perso la vita nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, il progetto dell’Amicizia si completa con Non dirmi che hai paura (8 luglio), nuovo spettacolo sull’atleta somala Samia Yusuf Omar, anche lei vittima della tragedia dei migranti. Lo spettacolo, basato sul libro di Giuseppe Catozzella, è diretto da Laura Ruocco e include musiche edite di Peter Gabriel e Jill Gabriel, su licenza di Real World Music Ltd.

Con un trittico intitolato Eroi erranti in cerca di pace, la Trilogia d’Autunno (15-19 novembre) ci accompagna fino alle radici del belcanto e alle origini dell’opera, immergendo lo spettatore nei suoni e nelle atmosfere del barocco seicentesco. Due gli allestimenti che possono contare sulla raffinata regia di Pier Luigi Pizzi e la sapienza musicale di Accademia Bizantina e Ottavio Dantone: il primo è Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (15 e 18 novembre), ispirato al ritorno a Itaca dell’eroe omerico, mentre il secondo è dedicato a Purcell, la cui ode a Santa Cecilia, patrona della musica, incastona il suo Dido and Aeneas (16 e 19 novembre), composta per le gentildonne di un convitto di Chelsea. Al centro di questo dittico che rappresenta i due fronti della guerra di Troia – forse per scoprire che entrambi sono perdenti, perché i conflitti non lasciano mai vincitori – un recital dedicato all’intramontabile forza espressiva di un repertorio che sfida i secoli: il controtenore polacco Jakub Józef Orliński, affiancato dall’ensemble Il Pomo d’Oro, propone Beyond (17 novembre), facendo rivivere la fascinazione degli evirati cantori del passato e coniugandola con la fisicità dinamica della breakdance.


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