L’ippogrifo in cielo e l’aratro in terra – Dialoghi a cura di Guido Barbieri
FLORESTANO, GUILLAUME TELL, BOCCANEGRA E DON CARLO
Teatro delle idee e teatro della storia nell’opera europea dell’Ottocento: Beethoven, von Weber, Berlioz, Rossini, Verdi, Wagner.

Bruno Barilli, uno dei più acuti critici musicali del secolo scorso, sostiene che se Giuseppe Verdi avesse visto volare nei cieli di S.Agata un ippogrifo lo avrebbe invitato a scendere a terra per attaccarlo alle ruote del suo aratro. È la rappresentazione perfetta di una delle antinomie più fertili tra quelle che attraversano il teatro musicale tra Seicento e Novecento: l’opposizione dialettica tra le figure del Mito e le figure della Storia.  L’opera per musica – come allora veniva chiamata – nasce, per ragioni precise, nell’alveo della mitologia classica: i primi soggetti affrontati da librettisti e compositori all’alba del XVII secolo sono i miti arcaici di Orfeo, di Euridice, di Arianna, di Proserpina. Ma ben presto, nell’opera romana e in quella veneziana, fa irruzione, indossando abiti diversi, la dimensione della storia: dalle vite “vere” dei santi, intrise anch’esse di elementi mitologici, fino alle historiae della Roma antica. Da allora i personaggi che vivono nella dimensione senza tempo del mito e quelli che appartengono invece al tempo della storia si sono spesso incrociati sulle tavole dei palcoscenici: Enea e Didone, Cesare e Cleopatra, Castor e Pollux, Angelica e Orlando. Fino a creare, nella seconda metà del Settecento, figure nuove che non appartengono né all’una, né all’altra dimensione, ma solo all’invenzione letteraria: Don Giovanni, Figaro, Don Chisciotte. Nei secoli successivi, seguendo l’onda crescente del realismo letterario, la bilancia tende fatalmente ad inclinarsi verso il “peso” della Storia e dei suoi molteplici conflitti. Ma l’endiadi classica tra il dramma musicale di Wagner e il teatro politico di Verdi, ad esempio, non fa che riproporre in chiave “moderna” l’antinomia tra Mito e Storia. Un percorso verso la complessità che il Novecento mette in scena come simbolo di sé stesso: dietro la maschera dei miti letterari del secolo nuovo, dalla Lady Macbeth di Sostakovic al Wozzeck di Berg, si nascondono nuovamente, in realtà, i ghigni feroci della storia, le ferite insanabili del secolo breve.

Info. 0544 249244 – Ingresso libero

programma

Florestano, Guillaume Tell, Boccanegra e Don Carlo

Stagione d’Opera e Danza
Altri eventi, Opera
10 febbraio 2018
hour 10:30
Biblioteca Classense
Ingresso libero